Arte

Oggi non rimane più alcuna traccia della chiesa di S. Pietro di Drìsino nè di quelle di S. Maria e di S. Nicola. Doveva, comunque, trattarsi di chiesuole adibite alle occasionali necessità di culto dei possessori del feudo che normalmente risiedevano a Messina. Le più antiche strutture architettoniche esistenti sono ubicate a Camastrà (il vetusto palazzo baronale dei Gordone, ristrutturato nel 1706 ed oggi ormai cadente, e la chiesetta della Madonna dell’Abbondanza, costruita nel 1720 ed ancora adibita a luogo di culto).

Più numerose, ovviamente, sono le testimonianze della lunga presenza benedettina, a cominciare dalla Chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Visitazione (1763), al cui interno sono custodite diverse tele di autori ignoti della seconda metà del Settecento. Nella sacrestia si possono ammirare due dipinti, anch’essi databili alla seconda metà del XVIII secolo. Il primo costituisce l’unico ritratto su tela esistente dell’arcivescovo di Messina monsignor Gabriele Maria Di Blasi (1712-1767), l’altro raffigura il priore benedettino Don Giacomo Crisafi, cellerario e decano del Monastero di S. Placido Calonerò all’epoca della costruzione della chiesa stessa.

Fanno da corona all’edificio sacro il Palazzo Pugliatti, antico cenobio dei frati Cassinesi, l’artistica fontana ottagonale del Cavalluccio marino (XVIII sec.) che adorna la parte più elevata della Piazza Visitazione ed il Palazzo Caprì, oggi sede della Biblioteca Comunale, il cui patrimonio librario ammonta ad oltre 5000 volumi. Altre strutture collegate alla presenza benedettina sono il vecchio complesso rurale denominato “Case Monaci”, al confine con Soccorso ed il caratteristico “Baglio” (dietro il Municipio), vasto cortile rettangolare, un tempo circondato da magazzini, frantoi e palmenti, punto di riferimento di tutta l’attività agricola del “feudo”.

Appartengono agli ultimi decenni dell’Ottocento alcuni palazzi signorili, ancora discretamente conservati: il Palazzo Lo Sciotto, nei pressi della Piazza Municipio; i due villini delle famiglie Certo e Crimi, in stile Liberty, sulla via Statale a Giammoro; la Villa Sturiale in contrada Catenella. Degli inizi del ‘900 sono altri due edifici sacri: la Chiesa del Redentore a Pace Centro e la vecchia Chiesa Parrocchiale della Madonna del Rosario a Giammoro.
In passato il territorio comunale era disseminato di strutture legate alle attività agricole degli abitanti: frantoi, palmenti, mulini ad acqua, “senie” (norie).

Oggi rimangono soltanto poche tracce qua e là: una masseria in contrada Liparano, una “senia” e un mulino in contrada Laino, la “Villa Lo Sciotto” in contrada Don Gaspano. Conserva ancora la sua originale conformazione il caratteristico “borgo” di Finata II, gruppetto di case tipicamente agricole, adagiato alla base del Serro Finata. All’industria dei laterizi, un tempo fiorente, è legata la presenza di diversi stabilimenti dismessi, tra i quali va segnalato l’opificio Presto, in contrada Catenella, raro esempio di fornace tipo Hoffmann. Di  in quando, nel corso di sbancamenti, affiorano dal terreno testimonianze più antiche che fanno pensare ad insediamenti di epoca greco-romana: l’esempio più tangibile è rappresentato da un serbatoio idrico di forma rettangolare, in contrada Don Gaspano, databile al I sec. a.C.